Il Superbonus scende al 100% ma riapre alle villette prime case: le ipotesi nella legge di bilancio

Il ministero dell’Economia tenta di far andare d’accordo due esigenze contrastanti: tutelare i saldi di finanza pubblica e contribuire a ridurre il caro-bollette

La «rimodulazione» del Superbonus che si sta facendo largo nella griglia della legge di bilancio potrebbe far scendere l’incentivo dal 110 al 100%. Ma potrebbe anche modificare la platea: il nuovo superbonus riaprirebbe infatti le porte dell’aiuto fiscale anche alle abitazioni unifamigliari, a patto che siano utilizzate come prima casa da proprietari entro una certa soglia di reddito. Sono queste le direttrici su cui si stanno muovendo al ministero dell’Economia nel tentativo di far andare d’accordo due esigenze contrastanti.

Mettere al riparo i saldi di finanza pubblica

La prima è quella di mettere al riparo i saldi di finanza pubblica dei prossimi anni da impatti troppo pesanti determinati dalla corsa all’incentivo, che ha già totalizzato oltre 51 miliardi di interventi ammessi a detrazione mentre per il 2023-2028 il bilancio pubblico ne mette a disposizione quasi 20 in meno. Quest’opera di restyling deve però allo stesso tempo evitare un contraccolpo politico nel mondo dei proprietari immobiliari da sempre al centro delle attenzioni del centrodestra.

Aliquote e limiti di reddito sono ancora in fase di definizione, e il loro assetto finale dipenderà ovviamente dal quadro complessivo delle risorse a disposizione in una legge di bilancio che, però, ha al centro delle priorità la battaglia contro i colpi dell’inflazione su famiglie e imprese, a cui saranno destinati i tre quarti degli sforzi finanziari. Tutto il resto delle misure dovrà farsi largo nello spazio residuo, che peraltro nelle intenzioni di Palazzo Chigi e Mef non sarà finanziato dal deficit aggiuntivo riservato al contrasto al caro energia.

Restano da chiarire, poi, le modalità di un eventuale nuovo intervento per rilanciare il mercato delle cessioni dei crediti, che nonostante gli ultimi correttivi introdotti dal decreto Aiuti-bis resta alle prese con le difficoltà legate al meccanismo della responsabilità, come confermato anche dalle ultime sentenze della Cassazione penale che hanno ribadito la legittimità del sequestro del credito falso anche in capo a cessionari che non hanno in alcun modo partecipato alla frode.

Il capitolo energia

Determinante per la composizione complessiva della manovra resta comunque il capitolo energia. In due sensi. La prima incognita riguarda la capacità effettiva di tradurre in pratica l’intesa di massima raggiunta in sede Ue sul corridoio dinamico dei prezzi del gas. Se l’ombrello comunitario si rivelerà efficace, calcolano dal governo, si potrà trovare il modo di ripensare il meccanismo degli aiuti, soprattutto per quel che riguarda i piccoli esercizi commerciali, i bar e i ristoranti, che preferirebbero un sostegno sotto forma di aiuto diretto, mentre il credito d’imposta resta più adatto per le imprese medie e grandi che hanno maggiore capienza fiscale.

L’altra variabile è rappresentata dalla riscrittura della tassa una tantum sugli extraprofitti delle imprese energetica.

La revisione deve tenere conto anche delle ultime evoluzioni delle regole Ue sugli aiuti di Stato, che al momento lasciano pochi margini per garantire somme vicine ai 10 miliardi attesi, abbandonando però la base imponibile del saldo Iva per passare a forme di addizionale calcolate sugli utili.

Sempre in fatto di coperture, poi, sarà importante definire la profondità della riforma ipotizzata sul reddito di cittadinanza, e rilanciata nei giorni scorsi in particolare dal leader della Lega Matteo Salvini che punta a ricavare da lì almeno un miliardo da destinare alla flessibilità in uscita per le pensioni.

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Articolo tratto da ilsole24ore.com

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