Direttiva riqualificazione energetica, Ance: ‘senza bonus servirebbero 630 anni’

Occorre riqualificare 2 milioni di edifici. Prima del superbonus si realizzavano 2.900 interventi l’anno, con il superbonus 360.000 in 2 anni

Secondo la Direttiva Case green, le previsioni Ance per le riqualificazioni fino al 2033 sono di oltre 200.000 interventi.

La normativa per la riqualificazione energetica degli edifici allo studio della UE, prevede infatti che entro il 2030 circa 2 milioni di edifici esistenti dovranno essere riqualificati energeticamente per raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 1° gennaio 2033.

Si tratta di 230.000 edifici pubblici e non residenziali e 1,8 milioni di residenziali privati. Questo significa che ogni anno fino al 2033, dovranno essere ultimati oltre 200.000 interventi su singoli edifici, per un costo che può aggirarsi tra i 40 e i 60 miliardi di euro.

È la stima fatta dall’Associazione dei costruttori edili (ANCE) sulla base del calendario proposto dalla revisione della direttiva riqualificazione energetica degli edifici che, a partire dagli edifici con le peggiori prestazioni, prevede la trasformazione del patrimonio edilizio portandolo a livelli accettabili di efficienza energetica.

La Direttiva riqualificazione energetica​ prevede, infatti, che gli edifici esistenti dovranno diventare a emissioni zero entro il 2050 con step intermedi per gli immobili residenziali: raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 1° gennaio 2033.

Per capire la dimensione della sfida, Ance ricorda che, con il superbonus 110%, che hanno visto un successo senza precedenti nella domanda da parte delle famiglie, sono stati realizzati poco meno di 100.000 interventi nel 2021 e 260.000 nel 2022. La Direttiva prevede, quindi, che nei prossimi anni dovremo mantenere un ritmo, costante, simile a quello sperimentato nell’ultimo anno.

Una prova davvero grandiosa – osservano i costruttori -, considerando che prima del superbonus, gli interventi su interi edifici (quelli che l’Europa ci impone di realizzare) avevano numeri insignificanti (2.900 in media all’anno, tra il 2018 e il 2020).

Case green, le previsioni Ance al 2033

Con ritmi di questo genere, per rispettare la Direttiva – calcola Ance -, il primo step, fissato sul 15% degli edifici, non sarebbe raggiungibile prima di 630 anni, mentre la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, fissata per il 2050, sarebbe completata in un orizzonte di 3.800 anni.

Il testo della Direttiva sulla riqualificazione energetica è ora all’esame del Parlamento europeo: c’è chi sostiene la necessità di accelerare i tempi della riqualificazione degli edifici e chi invece promuove un approccio più ‘soft’. Al momento il voto definitivo è previsto in Commissione ITRE il 9 febbraio e in plenaria il 13 marzo 2023. L’approvazione della direttiva Case Green non arriverà prima dell’estate 2023.In ogni caso – avverte Ance – l’attuazione un simile disegno presuppone un enorme piano strategico che interessa non solo il settore dell’edilizia, ma l’intera catena del valore che tali interventi richiedono (materiali, impianti, servizi, finanza), tali da costituire vero e proprio Piano europeo per la neutralità e l’indipendenza energetica.

Tale Piano, spiegano i costruttori, richiederà adeguate risorse pubbliche, un sistema di finanziamenti accessibili alle famiglie, un progetto industriale in grado di ridurre i costi delle forniture e degli interventi e un regime fiscale che sappia assecondare la creazione di un polo industriale, italiano ed europeo, capace di diventare un punto di riferimento mondiale dell’efficienza energetica.

Quello che serve – aggiungono – è un sistema efficiente di cessione dei crediti fiscali (anche per percentuali inferiori al 110%), un meccanismo di cessione che non metta in discussione, come accaduto in questi mesi, la monetizzazione dei lavori eseguiti, con il risultato di bloccare qualsiasi ulteriore decisione di investimento.

Ma quello che farà la differenza tra un Piano concreto di miglioramento ambientale e un libro dei sogni che nessuno potrà mai realizzare è – avverte Ance nel paper sulle previsioni al 2033 per le case green – la decisione di Eurostat sui crediti fiscali.

Crediti fiscali, per Eurostat sono debito pubblico

Ieri, nell’aggiornamento al Manual on Government deficit and debt, Eurostat ha scritto che “nel caso di contributi agli investimenti erogati attraverso il credito d’imposta (ad esempio, sui costi dell’efficienza energetica), la spesa pubblica deve essere registrata nel momento in cui si verifica l’investimento che dà diritto al credito d’imposta, in quanto il credito d’imposta è maturato in quel momento. Questo potrebbe riguardare alcuni anni, perché l’investimento potrebbe essere distribuito su più anni”.

È la risposta che si attendeva per i crediti fiscali maturati grazie al superbonus e agli altri bonus edilizi: se la cessione non ha limiti, costituiscono debito pubblico, con tutte le conseguenze per la finanza nazionale.

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Articolo tratto da edilportale.com

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